events

 

Guido Gazzilli in mostra  con due progetti al Palazzo della Zecca fino all’11 Luglio.

 

 

L’oro si macchia

All’interno del Palazzo della Zecca strumenti da lavoro, porte, chiavi e ingranaggi sono gli unici metalli rimasti a produrre ancora suoni. Il ricordo dell’oro si macchia e l’immaginario legato a quel luogo si annulla. Contrasto e stupore si alternano nella scoperta di spazi che non conservano più legami con la loro funzione storica. Qui tutto è perso ma tutto è anche da ricreare. Un cantiere del passato e del presente, una rovina urbana nascosta da una veste imponente, viene ripresa in un attimo che dura anni.
Una visione inaspettata, quella raccontata da Guido Gazzilli e Tommaso Cassinis, in cui immagini e suoni decontestualizzati si perdono in spazi inabitati e in una neutralità senza tempo capace non solo di rievocare usanze antiche ma anche di immaginare una fabbrica e i suoi nuovi futuri possibili

 

 

 

 

****

 

LUZ.ACADEMY presenta un master unico nel suo genere, concepito e realizzato da Lorenzo Castore in collaborazione con Giovanna Calvenzi, Christian Caujolle e Laura Serani.
Il master ha l’ambizione di tornare alle origini del processo creativo e di aiutare gli studenti a sviluppare un approccio personale e riconoscibile, al di là delle mode e di tutto ciò che è soltanto tecnica.

11412355_1572431406354036_2632988237889934537_n

Per maggiori informazioni:

 

DEM_LUZ Academy_ITA

http://www.luz.it/academy/

****

“SING ANOTHER SONG, BOYS”

Fotografie di Michael Ackerman e Lorenzo Castore

a cura di Michele Corleone, in collaborazione con CameraOscura

Galleria Interzone – circuito di Fotoleggendo

Via Avellino 5, Roma, dal 18 giugno all’ 8 settembre 2015

castore


“Sing another song, boys” è una mostra di due amici che da quindici anni avanzano insieme. Parla di famiglia, intimità, rapporti, fantasmi, natura, crescita: tutto questo trattato e affrontato seguendo percorsi diversi ma emotivamente vicini condividendo un territorio elettivo comune di scelte, riferimenti, direzione”.

In esposizione circa cinquanta fotografie tra colore e bianconero.  “Sing another song, boys” raccoglie immagini dense che guardano dentro, che scrutano l’intimità dei pensieri, dell’osservare, dell’essere.

Fotografie che cercano una risposta, dall’interno, in apparenza indefinita e nello stesso istante concreta, densa. Immagini delicate, a volte crude, immagini che segnano un intimo percorso: raccontato, percepito e sospinto verso chi osserva da fuori.

S’intravvede, nel corpus dei due diversi e in parte simili lavori, la tensione della memoria, la tensione del vissuto, del sentimento proiettato verso la ricerca dell’infanzia, della delicatezza, dell’amore, del ricordo, della gioia. Sono foto ricche, stratificate, fatte di percorsi, di materia e di domande.

Sono immagini che si mettono in relazione, le une con le altre – quelle di Ackerman con quelle di Castore. Sono immagini che scivolano, nei due autori, tra i loro differenti tessuti, che s’impregnano nel rispettivo vissuto.

Nei due fotografi coesiste un linguaggio fatto di uguali riferimenti, che si riflette inevitabilmente nello stile fotografico, nell’approccio al soggetto ritratto, al mondo scrutato.

“Sing another song, boys” è una ricerca fotografica che è più prossima alla biografia, in cui il rapporto più personale, alla fotografia fonde la vita. 

Michael Ackerman (Tel Aviv, 1967) è rappresentato dalla galleria VU’.
È americano e vive a Varsavia. Dalla sua prima mostra, nel 1999, Ackerman ha messo la sua firma portando un nuovo, radicale e unico approccio. In bianco e nero, esplorando l’illuminazione impossibile, ha permesso alle immagini sgranate di creare enigmatiche visioni. Michael Ackerman cerca nel mondo che attraversa, riflessioni sul suo personale malessere, dubbi e angoscia.
Ha ricevuto il Nadar Award per il libro “End Time City” nel 1999, e il Infinity Award for Young Photographer dall’International Center of Photography nel 1998.
Nel 2009, ha vinto lo SCAM Roger Pic Award per la serie “Departure, Poland”.
Il suo ultimo libro “Half Life” è stato pubblicato nel 2010 da Robert Delpire.
Nel 2014, ha collaborato con Vincent Courtois, violoncellista, e Christian Caujolle, per lo spettacolo “L’intuition”, che propone un dialogo tra fotografia e musica. Questo spettacolo è stato presentato al festival Banlieues Bleues e ai Rencontres d’Arles 2014.

Lorenzo Castore (Firenze, 1973) è rappresentato dall’agenzia e galleria VU’ e da LUZ. 

Il suo lavoro è caratterizzato da progetti di lungo termine – in bianco e nero e a colori – che hanno come tema principale il quotidiano, la memoria e la relazione tra piccole storie individuali e la Storia.

Ha esposto il suo lavoro in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

Ha vinto il Premio Mario Giacomelli (2004), il Leica European Publishers Award (2005) e la Rana d’oro come miglior film documentario corto al Camerimage Film Festival (2012).

Ha pubblicato due libri monografici: Nero (2004) e Paradiso (2006).

Ha realizzato due cortometraggi: No Peace Without War (2012) – con Adam Cohen – e Casarola (2014).

 

Poster:

In occasione dell’inaugurazione della mostra verrà presentato il primo di una serie di Poster prodotti da INTERZONE insieme a LUCE 

Poster SIGNING 18 giugno 2015 – H.19,30/22,30

Catalogo:

Sing another song, boys | Michael Ackerman | Lorenzo Castore – Published by INTERZONE © 2015 – B/W e colore – inglese – pp. 76 – €28

Book SIGNING   19 giugno 2015 – H.19,30/20,00

 

 

——————————————————–

****

 

 

“ROMA” di Andrea Campesi

Festival di Fotoleggendo

I.S.A. – Istituto Superiore Antincendi

Roma, via del Commercio, 13 – 8 / 26 giugno

dal lunedì al sabato – 16.30/19.30

Pasted-Graphic-1

 

Mi sono trasferito a Roma per motivi di studio, prima di allora non c’ero mai stato. Rimasi subito affascinato dalla sua luce intensa e tagliente che pervadeva strade, palazzi e monumenti e dall’umanità che la città trasudava.Qualche anno dopo mio padre fu ricoverato d’urgenza proprio a Roma e dopo qualche settimana morì. Con la suamorte il mio rapporto con la città si incrinò. Iniziai a sentire tutto più distante. Fu allora che decisi di prendere una piccola compatta analogica, un modo per lavorare il più possibile d’istinto, in maniera viscerale, per ristabilire un contatto con la città e le persone che la popolano. Ho preso continuamente l’autobus, la metropolitana, ho frequentato assiduamente diversi posti. Ho conosciuto molte persone. Alcuni di quelli che ho fotografato sonodiventati miei amici, con altri ho condiviso un breve momento. Non so quanto rimarrò a Roma, so solo che sarà a lungo parte di me, non un semplice luogo di passaggio, molto di più.” A.C.

“I moved to Rome to pursue my studies, before then I had never been there. I was soon fascinated by the bright and gleaming light of its streets, buildings, monument and by the humanity that this city revealed. Years later, my father was hospitalised in Rome, and in this very city he passed away few weeks after. Because his death, my relation with Rome got compromised. I started feeling more distant. And it was then when I decided to buy a small analog camera and use it to take photos of people who were part of the city. I had to reconstruct myconnection with Rome, just led by my instincts, in a visceral way. I have been constantly travelling on buses, metros, and hanging out in different areas and neighbourhoods. I met many people. Some people I took pictures of became friends of mine, whereas with some others I just shared few moments. I cannot predict how long I will be living in Rome. All that I know is that Rome will be always part of myself. For sure it is much more than a transitory place”. A.C.

in collaborazione con CameraOscura